Con “Crowdrooster” l’Italia approda ai piani alti
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Con “Crowdrooster” l’Italia approda ai piani alti
di Alessandro Allocca
LONDRA – L’Italia conquista l’Inghilterra e stavolta non c’entrano nulla spaghetti, pizza e Sangiovese.
Questa volta si tratta di conquiste di alto livello, nel senso letterario del termine, visto che il tutto accade al 39esimo piano di uno dei grattacieli più rappresentativi della capitale britannica: il One Canada Square.
Nel building ultramoderno in uno dei poli finanziari più influenti al mondo ha sede Level39, ossia uno dei maggiori incubatori per startup che vanta un portafogli di milioni di sterline investite da benefattori che credono nelle nuove idee, inaugurato a marzo dal sindaco Boris Jhonson.
E, tra queste, ce n’è una che ha catturato l’attenzione dei business men tanto da essere analizzata, assorbita e quindi lanciata sul mercato internazionale nel giro di pochissimi mesi.
Un’idea che nasce per l’appunto in Italia, nell’area lombarda per la precisione, dalle menti di tre giovanissimi poco più che ventenni: Francesco Gatti, Francesco Fumagalli e Alessandro Rovati.
Parliamo di Crowdrooster, una piattaforma che mixa il principio base del crowd-funding, ossia la ricerca di capitali per finanziare progetti, con il classico sistema del commercio elettronico dedicato all’utente finale.
Crowdrooster è uscita ufficialmente allo scoperto nei giorni scorsi, in occasione di una presentazione in grande stile avvenuta proprio nella sala conferenze di “Level 39” con vista mozzafiato sulla capitale britannica, e con il patrocinio della Camera di Commercio italiana di Londra.
La startup dei tre giovanissimi italiani è una delle prime lanciate dal prestigioso incubatore inglese, che ad oggi vanta qualcosa come 200 “idee” ospitate.
Semplificando ai minimi termini quanto tecnologicamente avviene nella zona “nascosta” della piattaforma, possiamo dire che “Crowdrooster” crea degli appositi profili per quelle società che vogliono promuovere le loro idee.
Con “Crowdrooster” l’Italia approda ai piani alti
In qualsiasi campo, dall’abbigliamento all’oggettistica, dall’interior design all’hi-tech, passando per musica, film, giochi e altro ancora.
Dando loro la possibilità di mettersi letteralmente in vetrina ma non tanto col fine di trovare capitali freschi dai grandi finanziatori, quando per “dare vita a un genere più democratico di shopping – come spiegano i tre fondatori.
Passando il potere ai consumatori che scelgono direttamente i prodotti che arriveranno sugli scaffali dei negozi, tagliando fuori gli intermediari, i canali di distribuzione e le banche tradizionali, adottando una filosofia di “all-or-nothing“.
Solo se l’obiettivo della campagna è raggiunto, il capitale raccolto viene trasferito alle aziende”.
Un sistema semplice, intuito ma altamente tecnologico. Ovviamente, però, alla base di tutto ci deve essere l’interesse e la fattibilità che la stessa idea deve comunque possedere. Al resto poi penserà l’equipe di lavoro di Crowdrooster.
Alessandro Allocca
Twitter @aleallocca