LO SPIRITO DI UNA CITTA’
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Latina nasce ormai quasi un secolo fa’, alla frontiera.
Una frontiera secolare, la frontiera sulle ‘Ponptinae paludes’, o dell’Agro redento, per dirla con il lessico della stampa degli anni trenta del secolo scorso.
Una impresa magnifica resa possibile dall’intuizione ingegneristica di differenziare ‘le acque’. Le acque alte, addotte direttamente al mare attraverso il Canale delle Acque Alte, o Canale Mussolini, tutti i corsi d’acqua ai piedi dei Lepini, con una livelletta costante che impose la realizzazione di argini molto spesso in rilevato rispetto al piano di campagna per impedire che queste ristagnassero nella piana. Il sistema di canalizzazione delle Acque Medie, che raccoglievano le acque delle zone elevate rispetto al livello del mare, convogliate nello sbocco a mare di Rio Martino, ed infine il sistema delle cosiddette Acque Basse che raccoglievano piogge e ristagni delle zone sotto il livello del mare e che attraverso un sistema di idrovore venivano riavviate nei sistemi delle acque Alte e Medie.
Finita la bonifica si dette mano a costruire le città ed i borghi.
L’imprinting di Latina, o se si preferisce di Littoria, viene da Oriolo Frezzotti, un architetto che segnerà il volto delle piazze di fondazione della città e degli edifici istituzionali, il Comune, la Prefettura, l’Intendenza di Finanza.
Se si vuole un pò di maniera.
Poi il successo internazionale della Bonifica, la visita delle delegazioni praticamente da tutti gli angoli del mondo. E Latina cambia passo, anche dal punto di vista del linguaggio architettonico, Littoria non è più il ‘semplice borgo rurale’ del telegramma furioso che Sua Eccellenza Benito Mussolini Capo del Governo indirizza ad Orsolino Cencelli che aveva parlato di ‘Città’, entrano in campo i grandi studi di Architettura di Roma in cui veniva maturando ben altra consapevolezza professionale, e nascono edifici magnifici, in linea, se non avanti addirittura, con il dibattito europeo che stava rivoluzionando l’Architettura e l’Urbanistica su scala continentale.
L’edificio all’angolo di Piazza San Marco Ë uno di questi, insieme a quelli di Piazza Dante, la quinta interna di Piazza Quadrata, Piazza Roma.
Le citazioni non sono esaustive, ma solo esemplificative. Sembra veder distendere prima sui fogli da disegno e poi sul territorio visioni profetiche della Città che verrà, ed all’orizzonte la presenza di Libera, di Piccinato, di Terragni, e di tanti altri.Lo sguardo, lo sguardo del fondatore, in senso architettonico naturalmente, capace di vedere oltre l’orizzonte temporale all’interno del quale il suo segmento personale di vita lo tiene bloccato. La capacità di vedere oltre l’orizzonte.Ed in questa accezione potrebbe accettarsi quella definizione di Città futurista che talvolta Ë stata usata nei confronti di Latina.Si potrebbe pensare che oltre ai segni, al lessico architettonico consolidato in forma di imago urbis, possa essere riconosciuto come implicito, inscindibilmente connaturato nel DNA di Latina, anche quello sguardo.