Maurizio Galante Haute couture
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Forse se ne sono accorte un po’ tardi la città di Latina e la mamma Regione, ma alla fine si sono riscattate. Maurizio Galante, pontino doc, nominato “Cavaliere dell’arte e delle Lettere” in Francia, dove attualmente risiede e opera come uno dei più rinomati stilisti del panorama mondiale, è stato riconosciuto per la sua arte anche tra le mura di casa, in quel luogo dove “Tutto si trasforma, dove il tempo rallenta e la vita cambia ritmo”. Sia chiaro, non che la frenetica vita della capitale della moda stanchi, soprattutto per chi, come Maurizio Galante, vive il suo lavoro con la stessa passione di chi incontra per la prima volta il vero amore.
Ma la casa è sempre la casa, si stacca la spina, si tira un sospiro di sollievo. Non sono complimenti gratuiti questi, ma tutti meritati. Da una parte è impossibile non riconoscere la creatività, l’inventiva
e la passione di Galante: i successi ottenuti sono dalla sua parte, e dimostrano come questo “cervello in fuga”, ma sempre legato alla sua terra, sia oggi un pilastro portante del fashion design mondiale.
Dall’altra parte, oltre la componente puramente statistica dei risultati ottenuti, c’è quella umana.
Chi ha avuto il piacere di assistere alla cerimonia di premiazione di quel venerdì 24 ottobre 2014, nelle sale di Palazzo M a Latina, può confermarlo. Perché non è cosa di tutti i giorni vedere un artista esperto e leader nel suo settore parlare con la genuinità propria di quello che Pascoli definiva il “Fanciullino”, quella parte interiore di ognuno di noi che deve essere continuamente sfamata e coccolata, quella che si divide dalla mera razionalità e vive un mondo a sé, quello dell’inventiva e della creatività. Forse sarà stata l’emozione, forse il senso di familiarità che ha reso tutto informale o
addirittura il “sospiro di sollievo” e il senso di relax di cui si parlava in precedenza. Maurizio Galante è apparso così sotto gli occhi di amici, ammiratori e anche istituzioni locali, quelli che lo hanno sempre stimato e altri che lo hanno conosciuto un po’ in ritardo, chi scrive compreso.
Ma quando un personaggio del calibro di Lidia Ravera, non solo assessore regionale, ma soprattutto grande donna di cultura presenta lo stilista come “l’incarnazione della creatività”, c’è poco da fare, bisogna crederci. E ha ragione anche il presidente della Regione Nicola Zingaretti, che spogliato di ogni aspetto politico, ha voluto ricordare, giustamente, come la provincia di Latina sia sempre stata, è e sempre sarà un generatore di talenti al dir poco eccezionale. Talenti perfetti già di per sé, i quali non devono essere manipolati o modificati, ma più semplicemente tutelati.
Bisogna lasciare gli artisti percorrere la propria strada, proteggendoli da quel difficile mondo esterno fatto di numeri e conti che spesso fanno perdere la strada. Ma a Galante, questo, non è successo. Lui la sua strada non solo l’ha trovata, ma l’ha costruita, facendo diventare quel percorso un opportunità per tanti, condividendo la sua arte e la sua passione con chiunque volesse farne parte.
Classe 1963, dal cuore dell’Agro Pontino, Maurizio Galante si avvicina al mondo della moda già nel 1980, anno in cui inizia il suo percorso formativo presto l’Accademia di Costume e Moda di Roma, sfociata nel 1984 nella sua prima collezione “Maurizio Galante X Circolare”, Milano Collezioni. Si tratta di un giovane troppo promettente perché il mercato europeo lo lasci scappare e nel 1988 viene insignito del premio “Fil D’Argent” a Montecarlo. Ma questo è solo l’inizio. Nel 1991 lo stilista partecipa alle sfilate Parigine di Alta Moda, nel 1994 si sposta oltreoceano a New York, nel 1995 a Pechino e nel 1996 a Tokyo.
La scalata ha inizio e nel 1997 Galante si trasferisce nella capitale della moda europea ed internazionale, Parigi, che diventerà la sua seconda patria, casa e città. Ed è proprio a Parigi che lo stilista ha ricevuto, dalle mani del Ministro della Cultura Aurelie FIlippetti, il prestigioso premio che rende l’artista tra i più rinomati talenti generati dal capoluogo pontino. “In Italia i giovani designer vengono lasciati soli – diceva Galante dopo aver ricevuto il premio in un’intervista all’Ansa – Lo Stato ha abbandonato i suoi talenti in una giungla di poteri, politica, interessi. Per salvarsi le nuove generazioni di creativi devono soltanto affidarsi alle proprie capacità. Devono credere in se stessi, essere fedeli alle proprie idee con ostinazione e non devono aspettarsi che il potere li aiuti. Per me è stato così purtroppo. Ho raggiunto il successo da solo, in un altro Paese, la Francia, che sa riconoscere i meriti, il talento e tutela i creativi, i marchi, l’eccellenza. Qui siamo “protetti”. Chissà se ora queste parole potranno essere contraddette dai nuovi progetti che la Regione ha deciso e promesso di attuare in favore della promozione artistica e culturale di questo territorio. Di certo, questo ce l’auguriamo tutti, Maurizio Galante compreso.