Ospitalità italiana Pizza, lasanye, tiramisù.
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di Giuseppe Mancini analista politico e giornalista_corrispondente da Istanbul per IPmagazine
La cucina e i prodotti gastronomici italiani hanno invaso Istanbul, dai ristoranti ai negozi specializzati. Ma non è difficile imbattersi in pallide imitazioni, sugli scaffali come a tavola. Bastano nomi italiani sul menù o vistosi tricolori sulle confezioni e il gioco è fatto: chi non è allenato a riconoscere i nostri sapori, viene facilmente raggirato. “La mia luce”,“La mia mensa”, “La trattoria”: ri-storanti spacciati per originali che in realtà offrono piatti platealmente adattati al gusto autoctono, per di più di estrazione italo-americana.
L’arrivo di Eataly – aperto a fine 2013, uno dei più grandi al mondo– ha solo illuso sulle possibilità di educare il palato dei turchi appassionati di italianità, almeno nel breve periodo: i risultati infatti non sono incoraggianti, gli alti costi – provocati soprattutto dai dazi doganali – scoraggiano gli acquisti e molti ingredienti non possono essere importati; in più, gli chef sono sempre più obbligati a scendere a compromessi, per accontentare una clientela poco amante delle novità.
Un’iniziativa strategica e potenzialmente più efficace, in grado cioè di tutelare in modo apprezzabile la nostra cultura culinaria e la nostra industria agro-alimentare d’eccellenza, è invece “Ospitalità italiana”: un progetto di Unioncamere – con il coinvolgimento di ministeri e camere di commercio all’estero – per selezionare i ristoranti italiani nel mondo: quelli che usano prodotti originali e garantiscono standard impeccabili anche nell’accoglienza. La Turchia è stata inserita con colpevole ritardo, proprio quest’anno: e sono finora solo quattro gli esercizi che possono esporre la targa con la “Q” di qualità.
Due di questi – “Da Mario” e “Gina” – hanno ottenuto il riconoscimento grazie alle abilità tecniche e all’entusiasmo dello chef Moreno Polverini: che abbiamo incontrato per farci raccontare della sua filosofia in cucina e dell’impatto benefico di “Ospitalità italiana”.
Il primo ostacolo che ha dovuto superare, è stato la ripetitività dei menù immutati da anni e troppo orientati al gusto turco: e ai quali ha invece imposto – da un anno e mezzo – una vera e propria rivoluzione, all’insegna dell’autenticità e della varietà. La sua grande idea per “Da Mario” è stata quella dei menù regionali: ogni mese, presenta sei piatti – dagli antipasti ai dolci – che identificano di volta in volta la Sicilia, la Calabria, la Puglia, la Campania e proprio questo mese il Lazio, risalendo man mano tutta la penisola. Più in generale, propone piatti mediterranei, tradizionali dell’Italia meridionale: “i clienti apprezzano, soprattutto quando vado in sala a spiegare le mie
ricette”. Gran parte dei prodotti freschi – carne,pesce,verdure – sono del posto:importare tutto farebbe esplodere i prezzi; ma l’olio d’oliva per condire è italiano, come italiani sono alcuni salumi e formaggi o la pasta (ma c’è anche quella fatta in casa).
“Gina”, all’interno di un centro commerciale nel cuore del nuovo quartiere d’affari di Istanbul, offre anche qualcosa in più nel design, nella preparazione della tavola, nella presentazione dei piatti:ulteriori requisiti di italianità che danno al locale un tocco di classe. Il menù è in italiano (con traduzioni in turco e inglese), deve essere sempre presente almeno una persona che parla in modo fluente la nostra lingua; secondo i dettami del disciplinare, almeno il 30% dei vini è italiano: con etichette anche prestigiose. E il menu è particolarmente ampio: dalle fettuccine di carrube con gamberi,crema di cipollini e mandorle fresche, alla cotoletta alla milanese sempre richiestissima dai turchi (ma con preparazione d’alta scuola); il tisamisù con fragole, è un capolavoro. Ulteriore grande
idea, i menù tematici: piatti di stagione preparati per magnificare di volta in volta il porcino, l’asparago, il tartufo; ulteriore novità, l’aperitivo italiano: ogni pomeriggio, spritz e altri cocktail con stuzzichini ricercati. Il risultato complessivo è eccellente: i sapori sono proprio quelli di casa,i prodotti italiani vengono valorizzati e fatti conoscere, mercati redditizi – per chi è in contatto con importatori affidabili – vengono aperti.