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Assicurazione Crediti: primi germogli di ripresa

Redazione Set 9
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Euler Hermes, società del Gruppo Allianz e leader mondiale dell’assicurazione crediti ha da poco realizzato il suo ultimo Economic Outlook per il biennio 2015-16 dove intravede una crescita economica leggermente più sostenuta rispetto al 2014.

La ripresa globale resta infatti fragile, senza grandi accelerazioni in vista. La crescita del PIL mondiale è stata recentemente rivista al ribasso per il 2015 a + 2,8% in termini reali (dopo + 2,5% nel 2014), sotto il 3% per il quarto anno consecutivo e ben al di sotto del trend pre-crisi, mentre il commercio mondiale dovrebbe risalire leggermente di un punto percentuale, dal + 3,3% nel 2014 al + 4,0% nel 2015 (rispetto al + 7,8% media 2002-2007). Per la Cina, il principale motore mondiale, si prevede una crescita del 7,3%, dato più basso negli ultimi 25 anni. Il paese continuerà a concentrarsi sulla crescita guidata dal mercato interno, riducendo in maniera cruciale gli investimenti eccessivi e le sovraccapacità.

Le economie emergenti avranno una leggera espansione del 3,9% nel 2015, dopo il 3,8% del 2014. Le recenti misure varate dalla BCE in Europa garantiranno un impatto positivo seppur modesto all’intera Eurozona: + 0,5% e + 0,3% di crescita addizionale rispettivamente del PIL e dell’inflazione nei prossimi 12-18 mesi. L’Eurozona quindi crescerà nel 2015 dell’1,1%, il valore più elevato degli ultimi quattro anni.
Il Pil italiano dovrebbe rimbalzare leggermente nel 2015 (+0,3%) dopo l’ennesimo calo del 2014 (-0,4%). L’export consolida la sua crescita grazie a un esercito di 214 mila imprese esportatrici, aumentate di oltre 2 mila unità nell’ultimo anno. Nel 2015 si attendono oltre 10 miliardi di export addizionale proveniente dai Paesi emergenti dell’Europa Orientale, dalla Germania, Francia e USA, e principalmente nella meccanica, tessile, food e chimica.

Bisogna tenere conto del perdurare delle sanzioni sulla Russia, ma le imprese italiane hanno già intrapreso un percorso di delocalizzazione dei mercati sui quali esportare il made in Italy. In aumento è atteso l’indice di fiducia delle imprese e delle famiglie, che farà ritornare in terreno positivo l’indicatore dei consumi. Gli investimenti rimangono la via principale da intraprendere per la crescita del PIL nazionale. La redditività delle imprese ha perso quasi 5 punti percentuale dal 2007 attestandosi al 39%. Il permanere di alcuni fattori (prezzi del petrolio bassi, euro debole e inflazione in crescita grazie alla politica della BCE), potrebbe far raggiungere ai margini delle società non finanziarie il livello pre-crisi in 3-5 anni di tempo.
Tuttavia, si stima che saranno necessari più di 10 anni per colmare il gap di investimenti (60 miliardi di euro dal 2007), e che gli stessi non ritorneranno in terreno positivo prima del 2016. La crescita sarà comunque lenta, confermandosi quindi uno dei veri ostacoli per lo sviluppo del Paese. In questo scenario non stupisce la contrazione del credito alle società non finanziarie. Circa 96 miliardi di euro sono stati persi dal 2011, di cui 21 solo nel 2014. Di conseguenza, i giorni di incasso di un credito (DSO) continueranno ad essere utilizzati in sostituzione dei finanziamenti bancari, come evidenziato dai numeri.

Si teme che questo possa continuare e diventare ‘una normalità’, una sorta di ‘sconto commerciale’ concordato tra le aziende al fine di vendere i prodotti. In media in Italia nel 2014 si sono incassati crediti a 120 giorni. I settori più impattati sono l’edilizia e prodotti chimici con DSO ampiamenti superiori alla media nazionale. Il 2015 è atteso in lieve attenuazione.
Anche gli indici dei mancati pagamenti a fine 2014 riflettono una situazione di lento trascinamento della crisi, sebbene le variazioni siano differenti per Regioni e settori. Sia la frequenza (numero dei mancati pagamenti) che la severità (l’importo medio dei mancati pagamenti) mostrano nel mercato domestico un trend in contrazione rispettivamente del 30% e del 16% rispetto all’anno precedente. Il calo della numerosità dei mancati pagamenti però deve essere inquadrato in un generale rallentamento dell’economia nazionale in termini di riduzione degli scambi commerciali, impoverimento del tessuto industriale che dura da diversi anni e ad un persistente credit crunch sia nei rapporti con gli istituti finanziari, sia tra aziende. A questo si aggiunge in parte anche il fenomeno deflattivo che impatta sui valori nominali degli stessi scambi.

Se la severità viene poi riportata rispetto ai valori pre-crisi, si scopre che sul mercato interno il costo di un insoluto è del 63% superiore rispetto ai valori del 2007. Entrando nel dettaglio regionale il Lazio non si discosta dall’andamento nazionale.
Sia la frequenza (-29%) che la severità (-54%) mostrano infatti segnali in contrazione. Il trend non è uniforme però tra tutte le province laziali.
A Latina segnali positivi e quindi di miglioramento della solvibilità da parte delle aziende agroalimentari mentre gli insoluti crescono a doppia cifra nel comparto meccanico. Anche l’edilizia, seppur riducendo la numerosità degli incagli dei pagamenti, cresce sul fronte degli importi medi degli insoluti.
A Frosinone tengono l’agroalimentare, la meccanica e l’edilizia, mentre soffre il comparto mobili e arredo.
Nella capitale migliorano le performance dei mancati pagamenti nell’edilizia, meccanica e agroalimentare mentre peggiorano nei settori della lavorazione del legno, nei servizi e nel comparto alberghiero e turismo.
A Rieti e Viterbo si evidenziano alcuni segnali di difficoltà nei pagamenti nell’agroalimentare.

Agente Generale
Roberto Gramiccia

www.eulerhermes.it

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